Indefinibile è Io spazio generato dalla dematerializzazione. Sia essa esperienza radicale oltre le consuete modalità espressive dell’arte, la sua impalpabile profondità e la sua frammenta e fragile aberrazione visiva emancipa I’occhio dello spettatore da qualsiasi altra superficie esistente, diluendo ogni rapporto tra forme, linee ed entità temporali sino al superamento dei concetti di realismo ed astrattismo. Su tale perfetto ed elusivo spettro sonoro si compie il moltiplicarsi di toni del gesto artistico che attraverso I’intreccio dei valori cromatici e le tensioni drammatiche di simboli e segni, riedifica il senso dinamico e fisico della materia generando un reticolo fluttuante di immagini che alla stregua di veri e propri gangli sinaptici regolano il movimento stesso dell’opera e la sua fruizione.
Memore di tali concetti, la ricerca di Susanne Kessler si concentra specificamente sulla sinapsi del sistema nervoso centrale umano, struttura di connessione che consente il dialogo tra i neuroni. Come tale fitta rete di congiunzioni le creazioni dell’artista tedesca si intersecano tra loro in una singola entità formata da sottili linee di legno, tela, lana ed altri media costituendo I’esoscheletro di un organismo primordiale immerso in un mistico rituale di traiettorie percettive che illustrano non solo regole biologiche ma le proporzioni organiche delle strutture rituali umane. Tutto questo in un interminabile attimo sospeso nel tempo e nello spazio tra le esperienze astratte della seconda meta del novecento e gli interventi sperimentali di environmental art.
Attraverso un ordine naturale di elementi vibratili ogni opera riscopre il vivente e ne rende percepibile il pulsare, creando una riorganizzazione dello spazio che oltrepassa il fine edonistico ed ornamentale concentrandosi su di un’estetica ancestrale. Ogni ambiente diviene dunque camera mistica, un punto all’origine della creazione dove si generano inconsuete manifestazioni floristiche e faunistiche, un’architettura oscillante lontana dalle limitazioni visive della comune galleria d’arte e strettamente connessa alla semplicità della natura e dell’azione umana su di essa. L’elemento vegetale ed in particolare quello arboreo e un’immagine fondamentale nel lavoro di Susanne Kessler. Albero come archetipo della vita, imago mundi capace di sintetizzare il processo di vita dinamica comunicando con terra, acqua e cielo. Simbolo esoterico le cui radici raggiungono il regno dei morti mentre il tronco giganteggia sulla vita terrena e le foglie si allungano sulla vita futura.
I rami dell’albero rappresentano la struttura essenziale della sinapsi, un intreccio che ricorda Io stesso automatismo complesso della reazione neurale. Susanne Kessler nelle installazioni Synapse (del 2004) e Die Tafel ricopre tali estensioni del fusto di filamenti! metallici che avviluppano e sostengono i brachiblasti. Sono mutazioni che formano dense propaggini mentre cadenti grondano dal soffitto sino a graffiare la nudità del suolo o giacciono irrequiete sull’algida superficie di un tavolo autoptico, sommandosi nello spazio come stratificazioni della memoria. Organismo estraneo il metallo che si accosta alla struttura primaria sin dentro la dura corteccia, formando solide armature in cerca dell’aggregazione integrale tra realtà diverse in un’esistenza simbiotica capace di sostenere la trasformazione visiva della propria forma.
Regolata dalla trasmissione sinaptica I’impeto artistico dell’artista tedesca trasfonde i propri impulsi sino alle installazioni Synapse (del 2008) e Survival Kit. La prima opera site specific rappresenta una tassonomia di immagini disperse, increspate e magmatiche che avviluppandosi attorno alle mura dialogano in moduli somiglianti alla cangiante essenza del pensiero. Nel fluttuare del loro monocromo animo di carta, stoffa ed altre materie povere si intuiscono immagini antropomorfe, arabeschi ed altre forme conosciute che corrono via tramutandosi fulminee in profili tortuosi e tormentati. Sono visioni oniriche, perturbanti e sensuali che confondono e vellicano la percezione con il loro moltiplicarsi di suoni e tensioni, sino a suscitar una selvaggia perdita di certezze da cui nasce un nuovo ordine di sorprendenti figure prive di vincoli.
In Survival Kit Susanne Kessler affianca le sue griglie neurali ad una gigante struttura di tela bianca, un paracadute ad ala che arresta la sua caduta a mezz’aria in un’immagine mobile dell’eternità. Dalla superficie frenante dell’immensa vela non scendono funicelle collegate ad un imbracatura bensì una moltitudine di scale che accumulandosi sul terreno rappresentano, in maniera del tutto inaspettata, I’unica via di salvezza da un dispositive universalmente riconosciuto come simbolo di sopravvivenza. Metafora questa del pensiero kantiano sulla percezione dell’universo circostante ove gli oggetti non possiedono caratteristiche e forme immutabili ma sono subordinati alle strutture mentali umane che creano e manipolano I’immagine e la funzione degli stessi.
Susanne Kessler con le sue ricerche artistiche raggiunge un personale misticismo nell’organizzare la materia nello spazio mediante un seducente reticolo pulsante di forme e suggestioni che racchiude i sensi e la memoria in un unico interminabile flusso di immagini. Visioni che rappresentano un ponte ideale tra I’intimo enigma nascosto dietro le forme del nostro quotidiano e la coscienza umana.
Testo per il catalogo della mostra personale “Susanne Kessler – Synapse” nella Galleria Dora Diamanti, Roma, 2008